martedì 14 giugno 2011

Dell'alchima

Mi piace rileggere quel che ho scritto nel passato e talvolta mi vien la voglia di riprendere in mano un vecchio post e dargli nuova vita, con aggiunte e revisioni frutto delle nuove esperienze e conoscenze. Il post che segue ne è un esempio; l'originale è del 2008. Ho deciso di riprenderlo in mano, facendone una summa con altri post che ho redatto, perché nella sua forma originale non mi soddisfa più.

al-kimiya è una parola araba, dall'origine discussa, da cui deriva il termine alchimia, sfruttato in seguito per dare un nome alla scienza di Lavoisier: la chimica.
Agli alchimisti dobbiamo i primi studi sulla natura della materia e dell'energia. Persone colme di quella curiosità che è virtù, che si posero domande sul mondo e cercarono risposte attraverso lo studio, la speculazione, l'osservazione e la sperimentazione. Oggi, quei personaggi che erano una via di incontro tra sacerdoti, artigiani, filosofi e maghi, sarebbero chiamati scienziati. Un tempo ho scritto che erano affetti da credenze arcane, mistiche, astrologiche e magiche, con una punta di ironica sufficienza, ma ora mi rendo conto di averli fraintesi e, con il capo cosparso di cenere, ammetto l'errore. Quella che appare come una macedonia di miti e assurde credenze è qualcosa di molto profondo: una via da seguire con il cuore pieno di umiltà e la mente vigile e aperta, in un cammino ricco di trappole e intoppi cui risulta "vincitore" chi sa intendere e mette tutte le proprie forze. Un cammino ermetico in tutti i sensi.
Tra gli alchimisti, purtroppo, vi sono stati autentici cialtroni, come accade in ogni gruppo umano, ma molti di loro seppero incidere il proprio nome nella roccia storia, grazie alla loro dedizione e alle loro capacità. Personaggi di cui in larga parte si sono persi i nomi, per tante ragioni, su cui non mi dilungherò.
Prima di andare oltre, devo introdurre un pensiero. Se oggi rimaneggio il post, lo debbo ad un insieme di fatti accaduti negli anni, che mi hanno permesso di aprire gli occhi. Aver conosciuto persone che mi hanno saputo dare il giusto incipit, aver lavorato nella didattica, varie faccende personali e lo studio del giapponese, in particolare dei kanji (gli ideogrammi), mi ha permesso di focalizzare quello che intravedevo 3 anni fa. La comprensione dei kanji, intesa nel loro significato simbolico, oltre che sintattico, mi ha permesso di iniziare il cammino della comprensione delle lezioni prive di parole.
Gli alchimisti parlavano con un linguaggio differente da quello comune, con diverse chiavi di lettura, affinché solo chi fosse in possesso dei giusti strumenti potesse comprenderli. Un tempo non lo avrei detto: la conoscenza, quando la si trasmette, deve essere ben distillata e somministrata nei giusti tempi, perché una nozione data nel momento sbagliato può essere dannosa quanto l'ignoranza e, soprattutto, il sapere è un'arma potentissima che richiede un lungo addestramento prima di essere usata. Nel momento in cui ho compreso ciò, ho visto tutta la mia vera ignoranza e mi sono sentito rincuorato. Ho capito dove era insito l'errore e come cercare la diritta via. Purtroppo è un cammino che non si può spiegare, che ognuno deve trovare da solo.
Di queste allegorie, la più bella, densa di significato e l'unica che credo di aver afferrato è la pietra filosofale, di cui ho scritto molto in passato. Di questa sostanza si riteneva avesse proprietà particolari, legate alla sua natura complessa, in quanto composta, contemporaneamente, di tutti i quattro elementi aristotelici (terra, aria, acqua, fuoco) e delle quattro qualità di base: caldo, freddo, umido e secco. I poteri attribuiti alla pietra erano: la possibilità di mutare metalli vili in oro, l'estrazione del fluido dell'immortalità e la concessione dell'onniscenza.
Mica male il sassolino...
La pietra filosofale, secondo il procedimento alchemico (a me oscuro), si ottiene attraverso un profondo studio della natura, mirato alla comprensione delle sue parti e dinamiche. A seguito dello studio vi è un assiduo lavoro mirato alla fusione alchemica degli elementi da cui ha origine la pietra. Il tutto deve essere svolto con spirito candido e finalità umanitarie, perché la pietra è creata per il bene. Usi diversi sarebbero nefasti, ammesso che l'impuro possa riuscire nell'impresa.
E qui casca l'asino. L'impuro che mira alla ricchezza e agli altri benefici, ha negli occhi solo la pietra e ignora il cammino, sbagliando le tappe e finendo, come è giusto che sia, con un pugno di mosche.
Lo studio, il lavoro, la dedizione rendono grande un uomo, trasformando l'ignorante ottuso e violento (il piombo), nell'uomo colto e prodigo verso gli altri (l'oro). Un concetto simile a quello dell'edificazione del tempio, cui ambiscono i veri muratori. Non è un caso che molti dei più grandi e stimati personaggi della storia fossero dei liberi muratori. Scienziati, scrittori, musicisti, rivoluzionari, inventori, medici, filosofi e quant'altro, compresi i padri della patria. Loro avevano capito il segreto della pietra filosofale.
Purtroppo, come sempre accade nella storia umana, anche tra le loro fila si sono infilati personaggi indegni, come un certo P2 1816 e i suoi amici. Le mele marce sono ovunque e questa è una triste realtà che ci tocca accettare, cagionata dalla fallibilità dell'essere umano.
La pietra filosofale è in tutti noi. Sta al singolo individuo la ricerca del miglioramento, mirato al benessere collettivo. Nell'unione degli elementi si ribadisce il concetto di unità dell'universo, la grande verità che accumuna la Scienza e le varie correnti religioso-mistiche.
Migliorare sé stessi, divenire oro, dovrebbe essere l'obbiettivo di tutti, inculcato fin dalla più tenera età. Purtroppo, viviamo in un mondo in cui questo è il più astratto dei concetti.
Si può scegliere. Il libero arbitrio è quanto di più importante c'è nella qualità umana. Ogni singola persona ha la possibilità di migliorarsi, attuando un processo interiore che si concretizza nel miglioramento del mondo circostante.
Migliorare sé stessi, per coltivare al meglio il proprio orto, ove gli altri potranno venire ed attingere: ecco la ricchezza donata dalla pietra filosofale. Ecco perché gli alchimisti dicevano che il cuore impuro non la può ottenere.
I doni della pietra sono 3: ricchezza, conoscenza e immortalità. Come ho detto, non è la pietra, ma il cammino che conta, perché lì sono i doni. A ben vedere, nei secoli si sono susseguiti grandi uomini che hanno lasciato scritto o disegnato ciò di cui sto accennando (sono all'inizio, non posso certo dire di aver capito tutto... sono solo un volenteroso autodidatta che si applica), nella speranza che altri comprendessero e iniziassero a camminare.
Credo di aver trovato il mio 道 (questo kanji si legge doo ed è il suffisso che si mette per indicare le filosofie, i cammini; si legge anche michi e significa strada) e come insegnano i grandi maestri d'oriente: quello è il passo più difficile.
L'uomo più ricco è quello che ha la conoscenza, grazie alla quale può ambire a grandi cose che gli consentano di lasciare una impronta indelebile nel mondo: l'immortalità

Marco Drvso

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bellissimo post! Imparo sempre qualcosa quando vengo a trovarti :)
Mi piace il tuo modo di scrivere, ricercato..e profondo...
Buona serata :)