mercoledì 16 agosto 2017

Dell'eresia

Come ad ogni avvicinarsi del compleanno, rifletto sulla vita, su come la spreco, su quel che vorrei, detesto, etc. La canzone dei Righeira sembra scritta per ricordarmi l'appuntamento di fine estate.
Per un verso sono arrabbiato per come spreco ogni prezioso secondo, per un altro gioisco del l'essere un disadattato, incapace di entrare in sintonia con questo mondo. Se non fossi un cacasotto patologico, potrei essere un eretico.
Potrebbe essere il titolo della mia biografia: "Potrei essere un eretico, invece sono uno stronzo".
Io ammiro gli eretici, inteso nel senso etimologico del termine, coloro che scelgono. Si badi, ammiro il vero eretico, non chi lo segue, quelli non sono eretici, ma diversamente conformisti.
Gli eretici sono una categoria superiore di umanità, gente consapevole del proprio essere e del mondo che li circonda, liberi dalle costrizioni sociali, che scelgono la propria vita e vanno avanti a testa alta, sovente verso il rogo, anche in senso metaforico. Non esiste un solo tipo di eretico, perché ogni eretico lo è nella propria personale maniera, nella propria sfera di interesse, nel proprio mondo.
Prometeo, padre di tutti noi, era un eretico. Lo definirei il nume tutelare degli eretici.
L'eretico si differisce dall'innovatore perché quest'ultimo vive nel mondo e il suo camminare originale è fonte di approvazione e guadagno. Fa parte della realtà circostante, la influenza, ne è influenzato e sa partecipare al pazzo gioco del vivere sociale. In due parole: Edison era un innovatore, Tesla un eretico. Conosciamo come finirono: uno ricco e lodato, l'altro solo e povero, in una camera d'albergo, salvo poi i funerali in pompa magna.
Quasi sempre l'eretico diviene un eroe alla sua morte, quando finalmente se lo si è levati dal cazzo e lo si può trasformare in qualcosa di diverso, plasmandone la memoria per i propri porci comodi.
Si pensi al mio eretico preferito, dopo Prometeo (ça va sans dire), Nietzsche: creatore dell'eretico Zarathustra, personaggio affascinante che nel libro vive l'eresia con una tale intensità, da far sospettare che sia l'unico ad aver capito. Se c'è qualcuno che abbia vissuto una vita a modo proprio (ammetto che i ricoveri in manicomio rovinino un po' l'aura di grandiosità che descrivo), pensato e scritto come voleva, tenuto in disparte in vita, poi osannato nella morte ed usato da troppi, con fini e finali che vanno oltre il tremendo, è proprio Nietzsche. Forse essere considerato pazzo (o forse lo era davvero) lo ha salvato dal rogo di Bruno e dal fare la fine di Robespierre.
L'incorruttibile è uno dei rari casi di eretico relativamente fortunato in vita, massacrato nella memoria, ma si sa che i francesi devono sempre far tutto a modo loro.
Nel mio essere un disadattato, perché realmente incapace di entrare nelle dinamiche di questo mondo, potrei essere un eretico. Un ereticuccio ai confini dell'impero, certamente lontano dallo splendore degli esempi di cui sopra, ma pur sempre parte di quel gruppo autoesclusivo. Io vedo, ascolto, leggo il mondo circostante e fatico a capirlo. Non capisco gli idoli che pregano, le battaglie che affrontano, le conquiste che cercano, mi sembrano tante enormi ed inutili facezie. Siamo in un mondo in cui la nuova dittatura si poggerà su parole d'ordine come tolleranza e apertura mentale, con petalosi squadristi capaci di essere peggio dei bigotti religiosi e dei dittatori politici. Provate a dissentire dal verbo, dal discostarvi, anche di poco, da quello che è il giusto pensiero propagandato da repubblica e affini: per ora vi beccherete la solita sfilza di insulti e un minimo di ostracismo, ma temo che a breve si passerà alla rieducazione. In molte parti del mondo hanno iniziato a distruggere monumenti, togliere quadri dalle università, cancellare le impronte della storia, come fanno i talebani, ma di questi ultimi si può dire che siano una massa di stronzi, mentre gli altri sono protetti dalla loro aura di persone nel giusto. Chi conosce la storia, sa che è il solito già visto, in salsa globalizzata, post qualsiasi cosa avesse una base diversa dall'individualismo e dal liberismo.
Ebbene, se fossi un eretico non starei nella mia botte come Diogene, a griderei al mondo il mio pensiero. Non sfuggirei gli sguardi altrui, per le solite menate che mi raccontò, che altro non sono che una timidezza patologica, che mi cinge come una catena e mi impedisce di vivere a pieno, sprofondandomi in una sorta di eterna paura del contatto altrui, che mi ha rubato più di 2/3 della vita e infranto i sogni​. Se al posto di Prometeo ci fossi stato io, non so se avrei creato gli umani, per timore del giudizio di Zeus e certamente non avrei rubato il fuoco, non per timore della punizione, ma per non dare dispiacere agli altri numi.
Suvvia, sono il cretino che si è creato intorno la nomea di persona che se la tira, perché piuttosto di creare dolore o far perdere tempo ad eventuali partner, dietro i miei tempi e la mia testa bacata, si fa detestare preventivamente, tenendo a distanza il gentil sesso. Perdono chi mi fa male, ma non mi perdono l'aver fatto male, anche se quel male, alla prova dei fatti, era qualcosa di piccolo, lo vivo come una tremenda colpa.
Se non avessi paura nel relazionarmi, sarei un eretico o sarei parte del mondo?

Marco Drvso

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