mercoledì 25 ottobre 2017

Dove sono i sognatori?

Sebbene non sia un amante dei rapporti interpersonali, per lavoro sono sempre a contatto con gente nuova e, per qualche arcana ragione che non so spiegarmi, la gente mi racconta di sé. Oltre quelli che mi raccontano qualcosa, girando tanto vedo persone di ogni tipologia e, talvolta, mi capita di osservarli e domandarmi chi siano e cosa facciano; penso sia una deformazione da scrittore pigro, che scrive poco, ma cerca sempre spunti nel mondo che lo circonda.
Disgraziatamente, ho notato un fenomeno molto particolare: stanno svanendo i sogni. La nostra è una specie naturalmente fantasiosa, capace di grandi spunti intellettuali e creativi,  ma sembra che lo abbiamo dimenticato.
Un tempo si guardavano le stelle e si inventavano storie, si sognava il cielo. Per millenni quella palla d'argento, così vicina che quasi la si potrebbe toccare, è stato un sogno da raggiungere e tramite questi sogni si è prima raggiunto il cielo, poi la Luna.
Si è sognato e creato per il gusto di farlo, assecondando la parte più meravigliosa del nostro essere umani. Va da sé che la nostra è una specie capace di grandi sentimenti e inaudita violenza e un buon 90% di quel che abbiamo creato è nato con lo scopo di uccidere o è stato usato per uccidere; si pensi alla corsa per la Luna, che altro non fu che una gara a chi avesse il missile più grosso, tra sovietici e americani, sfruttando tecnologia e scienziati nazisti.
Avrà avuto una genitura insanguinata, uno crescita nella guerra, ma la realizzazione del sogno di conquistare il cielo è arrivata.
Purtroppo, i sogni dell'umanità hanno sempre avuto un prezzo, come le sue scoperte, come l'arte, come ogni nostra espressione. La via per l'inferno è sempre lastricata di buone intenzioni, come ci insegnano Prometeo e Pandora, che sia amore o curiosità (meraviglioso difetto umano), c'è sempre un prezzo.
Prometeo sognava una umanità libera e felice, quindi rubò il fuoco (la base della nostra tecnologia, la prima grande scoperta) per il nostro bene e fu incatenato, dandoci il doppio dono della luce e della fierezza, rappresentata da chi paga le conseguenze delle proprie azioni. Pandora era curiosa ed ha aperto il vaso da cui sono scaturiti tutti i mali, ma con loro è sorta la speranza, la madre dei sogni. Entrambi hanno disobbedito agli Dei, donandoci meraviglie incredibili, col loro carico di luce e tenebra. Il loro pensare e sognare è diventato azione, trasgressione, progresso.
Oggi, al tempo dei cibi liofilizzati, tutto è preconfezionato. Tolta qualche alta speranza che avrebbe senso, se non fosse veicolata entro precisi steccati che ne snaturano la bontà, si tende a sognare e sperare tutti le stesse cose, in base alla fascia di mercato cui si appartiene.
L'arte è diventata pavida e si continua a riproporre "prodotti sicuri". I sogni d'esplorazione, invenzione e scoperta campano legati alle catene dell'economia, al punto che anche al visionario più astratto (bestia in estinzione) si chiede conto del costo dei suoi sogni. Persino le piccole luci del quotidiano si consumano tra il precotto, che non richiede sforzo, e la paura di osare, per questa o quella falsa ragione o, peggio ancora, il patetico pragmatismo cui crediamo di aver deciso di aderire.
Possibile che si sia rimasti così in pochi a fermarci per un istante, per commuoversi davanti al tramonto? È così disonorevole sorridere ai caldi colori dell'autunno? (ci vorrebbe un filo di nebbia e un contesto più consono dell'attuale, per goderne in pieno, ma il clima è quel che è...). È così faticoso cercare le fate nel fruscio delle foglie, immaginare un mondo che fu davanti a vecchi muri, sognare un mondo diverso, fuori dagli schemi che ci impongono?
Siamo nel secolo in cui giusto e sbagliato sembra essere stato codificato (rabbrividisco!), in cui il pieno indottrinamento colpisce il gesto, la parola, il pensiero e il sogno, quel luogo meraviglioso in cui un tempo anche i grandi perseguitati si sono rifugiati, per trovare la forza di proseguire e dare linfa alla speranza. Vedo troppa gente, che vive la propria gabbia anche dove dovrebbe essere libera. Una fantasia chiusa in steccati mentali altrui non è fantasia. Un mondo in mano a ragionieri fanatici non è un bel posto, è solo un tiepido cantuccio in cui evitare vere novità, perché potrebbero essere pericolose.  Abbiamo l'illusione della libertà, che anestetizza i sensi, ci rende docili.
Dove sono i sognatori capaci di immaginare un mondo diverso?
Dove sono i sognatori che hanno sfidato gli Dei?
Dove sono i sognatori?

Marco Drvso

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