mercoledì 18 ottobre 2017

Piccoli piaceri

Il piacere è quanto di più difficile si possa definire, sia in termini di tipologia, sia in senso lato. Non è solo qualcosa che piaccia o dia appagamento, è qualcosa che fonde il nostro io concettuale con il nostro io fisico e primitivo e ci regala momenti, scusate il gioco di parole, di piacere.
Ogni persona ha una propria idea e tipologia di piacere; prendendo a prestito la famosa massima di Larry Flynt (noto pornografo e martire della più ampia libertà di espressione) sulle opinioni: è come il buco del culo, tutti ne hanno uno.
Io ho svariati modi per provare piacere, ma quello che più mi appaga è comunicare. So che scritto da un sociopatico, tremendamente timido e asociale, possa sembrare una contraddizione, ma, suvvia, non è nell'andare oltre la corazza che si prova il vero piacere?
Fotografo ma non condivido, scarabocchio ma non mosto, scrivo ma non pubblico. La latitanza degli ultimi anni sul blog parla chiaro, anche se ammetto che certi lunghissimi post sul socialnetwork....
Nell'essere timido c'è la tremenda componente del giudizio altrui, che spesso blocca e se impantana nell'asettica esistenza in rete, figuriamoci nel mondo reale. Tante occasioni perse chiedendosi se quelle righe potessero essere apprezzate, per rendersi conto solo dopo che non le scrivo per altri, ma per me.
Ogni tanto rileggo i pezzi che preferisco e ritrovo lo stesso piacere provato nel vergarli (alcuni post sono orrendi, ma non li cancello, perché fanno parte del percorso). Sarò sincero, forse ho già scritto questo pezzo, ma non ricordo se lo abbia condiviso.
Non cerco di ampliare il mio pubblico. Il massimo è stato aprire la pagina del blog sul socialnetwork, che non ho pubblicizzato e che trascuro totalmente, talmente spoglia da non avere una immagine.
È bello prendersi un momento per creare o godere del lavoro altrui. Un buon libro, un bel film, una mostra piacevole, un concerto appagante, cibo delizioso e via discorrendo è il modo migliore per evitare di chiudere la giornata citando la famosa frase di Tito "amici, diem perdidi". Piaceri che amo gustare da solo o in compagnia.
Oggi ho approfittato di un errore d'orario, sono arrivato con largo anticipo da un cliente per scrivere. Non è stato il solito flusso di coscienza, che puntualmente muore tra i miei due neuroni, ho attivato il portatile e mi sono lasciato andare.
Per una volta, non ho scritto e sistemato la frase pensando al lettore, ma ho ricercato ciò che desse piacere a me. Non mi sono posto il problema del se potesse piacere ad altri ed è stato bello.
Un tempo ho creduto che si vivesse per gli alti, solo dopo ho compreso che si nasce e crepa soli e ciò che sta in mezzo è un cammino individuale, che ne intreccia tanti altri e il senso di essere un presunto animale sociale sta nel non schiacciare né essere schiacciati, ma cercare il giusto grado di armonia per vivere e permettere ad altri di vivere il transito terreno nel modo migliore, per quanto possibile.
Il mio piccolo piacere è questo: esternare ciò che tengo dentro e dare vita alle storie che amo raccontare, come quando ero cantastorie al museo, nella speranza di donare ad altri lo stesso piacere che provo nel creare i miei pezzi, senza obbligare alcuno.
Ciò che piace va condiviso, per goderne a pieno.

Marco Drvso

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